A ottant’anni dal Manifesto di Ventotene io dico che dobbiamo recuperare quello spirito. Che dobbiamo recuperare la visione di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni che insieme, al di là delle ideologie, hanno lottato per il grande progetto di un’Europa unita, un rapporto tutto nuovo tra gli Stati e tra gli Stati europei e il resto del mondo.
Non credo che oggi ci sia la stessa passione civile. Noi sembriamo piuttosto appiattiti su una condizione che si trascina da anni, perdendo pezzi anziché acquisirli, com’è accaduto con il Regno Unito. E invece questi tre grandi uomini si sono battuti per un’Europa che uscisse fuori dai totalitarismi, dall’idea di sovranità nazionale, per occuparsi dei grandi problemi dei cittadini, in un mondo che certamente non era globale com’è adesso ma che aveva bisogno di trovare la forza di ragionare unito delle questioni più importanti attraverso una federazione di Stati che su queste legiferasse.
La chiarezza di quel momento, voluta a rischio della vita, è un bene troppo, troppo grande. E la sua attualità è impressionante, allora, non affrontare i temi della transizione ecologica, dei cambiamenti climatici, delle migrazioni, delle lotta alle disuguaglianze, con la chiarezza che serve, significa sede lontani da quel manifesto Significa non vedere quello che Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni avevano visto allora e cioè che l’Europa, nella federazioni di Stati che immaginavano, non era soltanto l’“Europa”, ma il luogo in cui preoccuparsi anche dello sviluppo dei Paesi che avevano maggiore ritardo. Ecco perché è fondamentale che il manifesto di Ventotene sia interpretato nella sua sostanza, nella sua contemporaneità.
Era forte, intenso il loro legame con il mondo che abitavano, e non per vivacchiarci dentro ma per trasformarlo. Di questa storia dobbiamo farci carico, prendercene cura e dare seguito a quella visione, al sogno d’integrazione europea, di pace, di progresso sociale e umano.
“Non siamo un incidente della Storia - diceva David Sassoli - ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia”.