Agorà della Presidente

null Beato il Paese che non ha bisogno di guerriere

08/03/2023

Non siamo obbligati a essere tutti eroi, le donne soprattutto. Quando arriverà il momento in cui la gentilezza, la cura per le piccole cose, l’essere semplicemente ciò che si è, garantirà un posto sicuro e la giusta attenzione nel mondo? 

E non si tratta di piangersi addosso ma di farsi le domande giuste. È davvero questo il mondo che vogliamo? Quello in cui le donne finiscono nella top ten del Time perché avvelenate per impedire che vadano a scuola? Come sta accadendo in queste ore in Iran? Perché uccise per aver scelto di non mettere l’hijad? Come nel caso della povera Masha Amini? Perché costrette a vivere con la propria famiglia in un rifugio dell’FBI solo per aver avuto il coraggio di gridare a voce alta cosa succede alle donne quando disobbediscono? Come nel caso della giornalista Masih Alinejad già sfuggita a più di un tentativo di rapimento e verso la quale è stata accertata una cospirazione per assassinarla? Vogliamo davvero un mondo che racconta la storia di Torpekai Amarkhel, 42enne, attivista dei diritti umani per l'Onu per cui realizzava servizi fotografici sulla condizione delle donne in Afghanistan, solo dopo averne recuperato il corpo a seguito del naufragio, sulle coste calabresi, del barcone che avrebbe dovuto portarla in salvo in Europa? O che accende i fari sul disagio giovanile solo dopo che una ragazza di 19 anni si è tolta la vita nel bagno della sua scuola lasciando un biglietto in cui definiva la sua vita un fallimento?

“Beato il Paese che non ha bisogno di guerriere” scrive Concita De Gregorio oggi su La Stampa. E come darle torto. È vero, qualcosa è cambiato nell’Italia del “e tu? A chi appartieni? di chi sei figlia?”. Abbiamo per la prima volta nella storia d'Italia una donna presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Per la prima volta una donna presidente di Cassazione, Margherita Cassano. Per la prima volta il Partito Democratico ha eletto una donna alla segreteria, Elly Schlein. 

Eppure, non è cambiata la sostanza, quella che si consuma nelle strade, quella delle donne qualunque, che sono e basta: guadagnano ancora meno degli uomini, sono messe alla prova il triplo, devono lavorare e occuparsi dei figli, dei genitori, e il tempo e i soldi non bastano mai. E tutti lì a ripetere che bisogna combattere, anche oggi, soprattutto oggi fortissima la retorica del ‘sei forte, puoi farcela’. 

Il problema è che la vita non dovrebbe essere una gara. “Vivi la tua vita come vuoi viverla” dovremmo poter dire alle nostre figlie i prossimi 8 marzo e tutti i giorni che restano. Per riuscirci, però, dobbiamo cambiare il pensiero, le parole, gli obiettivi e la terra su cui camminiamo, altrimenti il rischio è che di diciannovenni che si tolgono la vita nel bagno della scuola per paura di fallire ce ne saranno sempre di più e tutt’intorno comunque si continuerà a morire, combattendo, ma sempre morire è.