Per migliorare la propria vita e quella degli altri. E se vi dicono che contate poco sappiate che è solo un alibi per non riconoscervi un ruolo, per mantenere il loro potere.
È vero, viviamo un momento difficile ma sono proprio i momenti difficili quelli in cui si costruisce meglio. Almeno così mi ha insegnato mio papà. Nelle difficoltà ci si stringe e si comprendono le necessità.
Ecco perché è importante continuare a lavorare insieme organizzando le forze in virtù degli obiettivi. In Consiglio regionale, con il Forum dei giovani, stiamo lavorando a una valutazione degli organi collegiali nella scuola, a partire dalle assemblee studentesche che oggi sono purtroppo assai diverse da quelle per cui l’assemblea sono nate.
Ma stiamo anche affrontando la delicata questione della riduzione delle risorse per l’edilizia scolastica. Purtroppo in Italia partiamo sempre all’inverso, partiamo dal muro e poi ragioniamo sugli obiettivi e, invece, dovrebbe essere l’esatto contrario perché se l’obiettivo è l’inclusione allora le scuole, le Università, dovrebbero essere molto diverse da come sono ora. Basta pensare che nel resto del mondo le scuole sono aperte fino a sera, con impianti sportivi che consentono di fare sport gratuitamente fino a tardi. In Italia, invece, se si vuole dare ai propri figli l’opportunità di fare sport si deve pagare. E se una famiglia non può permettersi di spendere quei soldi allora quel figlio diventa un cittadino di serie B.
Tra nord e sud questo divario è ancora più grave: un bambino del sud, a causa dell’assenza di infrastrutture adeguate, trascorre un anno in meno nella scuola primaria rispetto a un coetaneo settentrionale, si tratta di quasi 4 ore a settimana in meno rispetto al Centro-Nord, e nel Mezzogiorno circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Puglia 100mila (65%), nel Centro-Nord gli studenti senza mensa sono 700mila, il 46% del totale. È chiaro, allora, che non possiamo pensare una legge di bilancio senza tenere conto di tutto questo.
E invece mentre i nostri studenti sono costretti in classi pollaio, si pensa a un ridimensionamento ‘a causa della denatalità’. Manca completamente una proposta di edilizia abitativa sociale e la mancanza di una formula che aiuti il diritto allo studio non fa altro che generare un rapporto che non è paritario. Anche in Puglia dovremo impegnarci per dare un sostegno all’edilizia residenziale pubblica, perché misure di quel tipo aiutano non solo gli studenti ma anche chi cerca un lavoro e vuole avere un’autonomia abitativa.
La legge di riforma della casa, nel 1971, fu una grande intuizione perché introdusse l’impiego unitario dei fondi stanziati per l’edilizia economica e popolare con la distribuzione affidata alle Regioni in base a piani di localizzazione approvati.
Da qui bisognerebbe ripartire, da un’istruzione più equa per un società più equa. La vera necessità oggi è lavorare per i diritti di tutte e tutti.