Il 4 novembre del 1918 è stato il primo giorno di pace e la fine di uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana, costato la vita a milioni di persone tra civili e militari. Una data che, oggi più che mai, ci fa riflettere sul valore della pace e sulle conseguenze gravissime che ogni guerra porta con sé. Perché in guerra non si vince mai mentre perdiamo sempre tutte e tutti. I conflitti sono il segno evidente di un un fallimento, ci dicono che qualcosa è andato storto, nelle relazioni internazionali, nel dovere di cooperazione tra i popoli e gli Stati che nella nostra Costituzione è sancito all’articolo 11: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Viviamo un momento difficile, uno Stato sovrano, l’Ucraina, è stato aggredito. Sono morti centinaia di civili e nonostante tutto questo popolo straordinario continua a difendersi, con l’aiuto degli alleati, con il nostro aiuto. Abbiamo la responsabilità di difendere i valori della pace e della libertà. Sono valori legati l’uno all’altro e fanno il paio con la solidarietà, che dovrebbe caratterizzare ogni atto della vita quotidiana e ogni rapporto tra popoli e Stati. Facendo bandiera di questi valori riusciremo, forse, ad alleviare il dolore di tutte quelle madri che hanno dovuto dire addio ai propri figli, facendo in modo che nessuno muoia più per la guerra. Alle vittime delle guerre di ieri e di oggi va il mio pensiero in questa giornata e in tutti i giorni che sono stati e che restano, a chi lotta per difendere i propri figli, la propria terra, la libertà. E un grazie di cuore a tutte le forze armate perché donano a noi e alle nostre famiglie la sicurezza di vivere liberamente e nel rispetto gli uni degli altri, con spirito di abnegazione e passione per la giustizia e per la pace.